Reversibilità di una protesi elettrosaldata avvitata a una protesi conometrica
Per illustrare la reversibilità del sistema abbiamo scelto come caso clinico esemplificativo una paziente edentula completa, portatrice di protesi mobile, a cui è stata effettuata una Toronto All-on-four inferiore a carico immediato in chirurgia guidata e poi una protesi elettrosaldata conometrica come definitivo.
In accordo con la paziente, si decide di sostituire le sue vecchie protesi mobili ormai consumate, dato che stavano creando anche disturbi temporo-mandibolari a causa della perdita di dimensione verticale dovuta all’usura.
Per il superiore il piano di trattamento prevede una nuova protesi totale mobile, in quanto la grave atrofia ossea non permette il posizionamento di impianti senza interventi rigenerativi di grande entità, rifiutati dalla paziente stessa. Per l’inferiore si prevede l’inserimento di quattro impianti a connessione cono Morse (Leone) come supporto per la protesi totale.
L’intervento si svolge in sedazione cosciente, facilitando le manovre chirurgiche e alleggerendo l’impatto sulla paziente. Prima di tutto si effettua un lembo a tutto spessore sufficiente per accogliere la dima chirurgica sulla cresta ossea che risulta molto sottile. Si posizionano due impianti distali XCN Classix Ø 3,3 x 12 mm e due impianti centrali XCN Classix Ø 3,3 x 10 mm (figg. 1 e 2).
Una volta inseriti gli impianti, vengono selezionati e posizionati i monconi Mua più idonei per altezza e angolazione, andando a ricercare la posizione più distale possibile ed evitando di creare un eccessivo cantilever che potrebbe compromettere il successo del carico immediato. Per fissare i cilindri da saldatura sui monconi Mua si usano le viti polifunzionali per preservare il canale della vite durante la saldatura. Si solidarizzano gli impianti saldando intraoralmente una barra di titanio da 2 mm di diametro ai cilindri da saldatura; la struttura metallica viene svitata e dopo aver tagliato opportunamente i cilindri, la barra viene fissata nuovamente in bocca con le apposite viti di connessione (fig. 3).
Si posiziona la protesi sgusciata internamente sopra la barra elettrosaldata, si rimuovono i precontatti e dopo essere stata isolata con vaselina bianca, è pronta per essere improntata utilizzando un silicone trasparente. In laboratorio la barra inglobata nel silicone viene posizionata nella protesi sgusciata per la creazione del modello in gesso con gli analoghi-moncone Mua. La barra viene sabbiata e opacizzata e la protesi viene rifinita a guscio d’uovo, eliminando tutte le flange in modo che la convessità sia a contatto con la gengiva. Una volta rifinita e lucidata, la protesi viene consegnata allo studio e avvitata sui Mua. Trattandosi di un carico immediato, la protesi provvisoria si ferma ai secondi premolari, non essendo possibile avere dei cantilever (fig. 4).
A osteointegrazione avvenuta, si procede al confezionamento del definitivo, trasformando l’ancoraggio della protesi da avvitato a conometrico. Vengono dunque riprese le impronte e le registrazioni occlusali, creando nuovamente una protesi inferiore con flange aumentate e sgusciata internamente, atta ad accogliere la barra che verrà elettrosaldata in bocca. Alla nuova protesi vengono aggiunti i primi molari per estendere la masticazione. A questo punto si avvitano gli adattatori Conic sui Mua (fig. 5). Su ogni moncone viene inserita una cappetta Weld e attivata con l’apposito percussore.
Avendo aggiunto i primi molari alla protesi, si opta per una barra di titanio a sezione rettangolare con uno spessore maggiore (2×3 mm) per evitare eventuali flessioni che creerebbero crepe nella resina. La barra di titanio viene piegata ed elettrosaldata alle cappette Weld (fig. 6). Da questo punto in poi il procedimento è pressocché lo stesso: si posiziona la protesi sgusciata internamente sopra la barra e si rimuovono i precontatti fino a far calzare la protesi sulla barra permettendo l’occlusione e la dimensione verticale desiderata. Con il silicone trasparente viene poi presa l’impronta. In laboratorio la barra con il silicone viene posizionata nella protesi sgusciata per la creazione del modello in gesso, utilizzando gli analoghi-moncone MUA con gli adattatori Conic. Si sabbia e opacizza la barra, si calza la protesi controllando che sia in posizione corretta e si esegue l’iniezione della resina a caldo, eliminando poi le flange in eccesso. La protesi viene rifinita a guscio d’uovo in modo che la convessità sia a contatto con la gengiva e infine lucidata (fig. 7). Il fissaggio della protesi in bocca risulta molto semplice, la protesi viene fatta calzare sui monconi e la conometria attivata con l’apposito percussore con punta in Peek (figg. 8, 9 e 10).
A distanza di sei mesi la paziente è stata rivista per una visita di controllo durante la quale abbiamo girato un breve video che mostra uno dei grandi vantaggi delle protesi conometriche: la facilità e velocità con la quale è possibile rimuoverle (e riposizionarle) per interventi d’igiene, un netto risparmio di tempo per lo studio.